Cantare
gli armonici risponde ad una necessità vitale: quella derivante dalla rivoluzionaria
capacità di stazionare verticali.
Meditare è un atto naturale e fisiologico, un movimento verso l’alto (con
l’alto che definisce il Nord); movimento che troviamo tanto nelle forme
ascetiche dello yoga, quanto nella bellezza tutta occidentale del balletto
classico.
La possente energia psichica che nasce con la verticalità si trasforma in
archetipi, itinerari legati alla memoria, continua alternanza tra conosciuto e
ignoto, capacità della mente di rispecchiare se stessa per trovare la propria realtà.
Il canto e il linguaggio nascono con la verticalità, e
le energie bloccate che la voce nasconde sono la mancanza di messa a fuoco di
questa verticalità, il doppio che si
crea (suono fondamentale e formanti armonici) altro non è che la distanza tra
mondo interno ed esterno destinati a fondersi attraverso la pratica del canto
armonico.
Interdipendenza
Mantenere
la postura verticale
e ottimizzarla significa scoprire le continue interrelazioni che accadono
continuamente in forma automatica:
con
la comunicazione
sonora: senza rendersene conto e senza alcuna partitura i cantori si
armonizzano tra di loro, gli stessi armonici vengono scoperti nelle parti di mezzo,
nel passaggio tra una vocale e l’altra. Due delle tecniche di produzione degli
armonici sono ad opera della lingua, strumento comunicativo per eccellenza;
con
l’ascolto
in forma attiva (ascolto aereo) e passiva (ascolto osseo) per gestire lo
spazio. Il canto armonico porterà a sciogliere il confine tra spazio interno ed
esterno, il cantore imparerà a spazializzare
il proprio suono e a suonare la
voce; il corsista scoprirà il suo corpo
sonoro, le ginocchia per esempio, di importante funzione auditiva.
con
la creatività,
riconoscendo che le improvvisazioni sempre incarnano archetipi di musica
religiosa (canto gregoriano, canto sufi, nativi americani).
Approfondire: la respirazione
Dopo
aver appreso correttamente le tecniche di produzione degli armonici e averle
verificate con una corretta verticalità, è il momento di approfondire la
respirazione (sempre petto-ventrale). Esaltare solamente l’inspirazione, porta
a concentrare il flusso del KI scendendo lungo la colonna vertebrale.
Esaltare
solamente l’inspirazione, porta a
concentrare il flusso del KI scendendo lungo la colonna vertebrale.
Al
contrario, lavorare solamente sull’espirazione,
porta a concentrare l’energia del respiro verso il basso ventre (hara).
E’
il momento in cui i cantori sperimentano la Voce profonda Tibetana e lo
stile Kargyraa Mongolo-Tuvano.
Cantare gli armonici
Non è solo evidenziare la
prima sequenza di suoni che ne formano la materia, ma risvegliarne l’organizzazione (i formanti): 3.000, 5.000, 8.000 e
per i cantori più evoluti i 12.000 Hz
Lo scopo ultimo – come una
roboante cascata – è aprirsi a tutta la gamma di frequenze. Il cantore scopre in
questa fase l’importanza delle mucose.
le energie
bloccate sono sempre armonici non manifestati, e a seconda delle fasce
di frequenze che risultano desensibilizzate,
il corsista può avere un’idea di ciò che ha bisogno di integrare.
come si lavora
Apprendimento delle tecniche di
produzione degli armonici e loro confronto con la tradizione etnomusicologica.
Muovere la voce insieme agli armonici, armonici e linguaggio, voce profonda
Tibetana.
I vari livelli di improvvisazione
armonica
e sue manifestazioni archetipiche del canto sacro.
Spazio individualizzato per cogliere il più
fedelmente possibile le tensioni personali, il rapporto con la propria voce, lo
stato reale dell’organismo, la propria verticalità.